Shapes of japanese Style Exibition

Con un po' di ritardo vorrei raccontarvi di una visita fatta durante la settimana del design del mobile di Milano.

Sono uscita a fare colazione con un'amica che non vedevo da un mesetto, abbiamo fatto i nostri giri e poi ho deciso di portarla in un posto che avevo visto una mese prima quando però era chiuso. Non pensavo veramente di trovarci qualcosa e invece non solo era aperto, ma c'era anche una mostra in corso proprio in occasione della settimana che caratterizzava gli eventi milanesi di quei giorni. Dato che non me lo aspettavo non avevo dietro una macchina fotografica per fare qualche foto, quindi mi accontenterò di mostrare il materiale che ho raccolto e che vi illustrerò.

Il posto è la sede dell'Associazione Culturale Arte Giappone che sta in un vicoletto del centro Milano (Via Ciovasso 1), vicino al castello Sforzesco, ed era una piccola mostra sul design... anche se effettivamente non saprei dirvi che tipo di design (il titolo era "Shapes of Japanese Style Exibition"). Interno, quello è certo, ma se una parte della mostra poteva riguardare "oggetti" per il design casalingo, un'altra parte era principalmente di vasellame. per farvi un'idea vi consiglio di ingrandire le immagini e scrutarvi le brochure =P

Appena entrate ci è stata data la brochure della mostra:





La brochure dall'esterno: è praticamente impacchettata accuratamente in un involucro di carta ruvida. La brochure invece è in cartoncino.



Interno della brochure: i due lati.


E non ve la faccio vedere per pignoleria, ma perchè sono rimasta colpita perchè anche la brochure di presentazione, a suo modo, era una piccola manifestazione di design: molto semplice, eppure curata e raffinata. Il tutto solo per un volantino che noi italiani stampiamo su carta plastificata e che a fine mostra è spesso spiegazzata o strappata perchè ce la siamo tenuta in mano e tormentata tutto il tempo: per quel che vale!

Prima di tutto abbiamo visitato il piano di sotto dove delle simpatiche signorine ci hanno illustrato il vasellame lì presente. Era veramente bellissimo e particolare.





Ci siamo fermate vicino ad una tazzina minuscola e stavamo discutendo del fatto che, per quanto piccola, era certamente una tazza per il cha e nel frattempo una delle signorine si è avvicinata e sorridendo ci ha confermato la nostra ipotesi, ma che effettivamente era tanto piccola da sembrare un bicchiere da sake. Sake, parola magica: ci si sono illuminati gli occhi e tra noi ci siamo ribadite quant'è buono. Manco a farlo apposta, la signorina ci ha sentite e ci ha chiesto se ne volevamo un po'. Pareva brutto dire di no, nonostante lo stomaco vuoto del pomeriggio, quindi abbiamo accettato e la suddetta è sparita tra le quinte della mostra uscendo poco dopo con un vassoio pieno di bicchierini di plastica carinissimi riempiti di sake per offrirli non solo a noi, ma anche ad altri che ne volessero un po'. Non posso dirmi esperta di sake, non so quindi valutare se fosse di buona qualità o meno, ma perlomeno era buono e ce lo siamo gustato mentre guardavamo il resto delle tazzine e dei piatti presenti.

Al piano di sopra, dopo un giro generale stavamo osservando queste opere:





Ci si avvicina una signora che in inglese ci dice semplicemente "I'm the artist" indicando il muro con i suoi lavori. Avrei voluto dirle qualcosa, farle i complimenti, ma la mia conoscenza in questo campo si limita a きれい kirei すごい sugoi e かっこい kakkoi, tutti vocaboli che mi parevano veramente poco adatti per fare un complimento ad un opera d'arte e ad un artista che  non era nemmeno più così tanto giovane. Ci siamo limitate a fare una faccia sorpresa e sorridere guardando il suo lavoro. E' venuta in nostro soccorso la signorina delle brochure che ha tradotto dall'italiano al giapponese e ci ha un po' illustrato il lavoro dell'artista|. In seguito abbiamo preso il volantino esplicativo, ma mente lei stava per darmelo in inglese io l'ho preso anche in giapponese spiegando alla traduttrice che li avrei usati entrambi come esercizio per studiare. Del discorso successivo ho capito che veniva spiegato che sono una Nihongo no gakusei e, con l'emozione di aver capito alcuni pezzi di quella semplice frase, tutto quello che ho saputo dire è stato 日本語は 難しい です Nihongo wa muzukashii desu [Il Giapponese è difficile]. Le mie poco sviluppate capacità linguistiche in Giapponese mi hanno permesso di dire solo questo con la faccia completamente rossa e la voce balbettante.

Siamo uscite dalla mostra arraffando il catalogo di vasellame (quello da cui sono tratte le foto più sopra), l'ultimo rimasto, e solo dopo aver girato l'angolo il mio battito cardiaco è tornato ad una frequenza lontana dalla zona infarto.

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